L’intervento di impianto di protesi d’anca è in assoluto tra i più sicuri in ambito ortopedico e tra quelli che garantiscono ai pazienti il grado di soddisfazione più alto. Le tecniche chirurgiche che abbiamo a disposizione però si stanno evolvendo e da qualche anno, al fianco delle classiche vie d’accesso, laterale e postero-laterale, si va affermando sempre di più la via anteriore diretta. Ma in cosa differisce questa tecnica rispetto alle altre “vie”? Quali vantaggi garantisce? È sempre applicabile? Vediamolo insieme.
Le vie d’accesso
Quando parliamo di vie d’accesso in chirurgia, ci riferiamo alla strada che è necessario percorrere per raggiungere il sito nel quale si va ad effettuare l’impianto. In chirurgia protesica si tratta quindi delle vie che consentono di accedere all’articolazione da sostituire nella maniera più efficace possibile. Le vie d’accesso sono incisioni cutanee che di solito prevedono anche la disinserzione di alcuni muscoli o tendini in modo da consentire la rimozione della porzione ossea danneggiata e la sostituzione con una protesi.
Negli ultimi tempi la Medicina sta concentrando sforzi sempre maggiori sulla chirurgia mini-invasiva, cioè su quelle tecniche chirurgiche in grado di danneggiare il meno possibile i tessuti molli garantendo tempi di recupero più rapidi, minor dolore post operatorio e una maggiore funzionalità articolare. A proposito di questo si stanno rivedendo un po’ tutte le vie d’accesso per gli impianti protesici andando a ricercare una sempre minor invasività.
Le tecniche tradizionali: laterale e postero-laterale
La via d’accesso chirurgica, per essere efficace e utilizzabile in sicurezza, deve rispondere a quattro requisiti fondamentali:
- permettere un’esposizione ottimale
- assicurare un tasso di complicanze più basso possibile
- fornire la possibilità di allargarsi in caso di necessità
- permettere un buon posizionamento dell’impianto
Nell’ambito della chirurgia protesica d’anca, negli anni si sono andate affermando due vie d’accesso che hanno garantito non solo il rispetto di questi requisiti, ma anche un grande comfort di lavoro al chirurgo e ottimi risultati per il paziente: la via laterale e la postero-laterale. Si tratta di tecniche molto affermate e rodate ed è anche grazie al loro utilizzo che la chirurgia protesica d’anca è un tipo di intervento così sicuro.
Le vie laterale e postero-laterale prevedono incisioni cutanee di circa 10-15 cm e la disinserzione di alcuni muscoli o tendini che vengono poi suturati al termine dell’intervento. Da questo si evince che, pur essendo tecniche molto efficaci, queste vie d’accesso non rispettano a pieno i criteri della mini-invasività, soprattutto per quanto riguarda la via laterale.
La via anteriore diretta
Pazienti sempre più giovani e con richieste funzionali sempre più alte – alcuni addirittura sportivi – stanno spingendo noi chirurghi verso le tecniche mini-invasive come ad esempio la via anteriore diretta. In questo caso l’incisione cutanea (di soli 7-8 cm circa) si effettua anteriormente e, a livello più profondo, non è necessario sezionare tendini perché per accedere all’articolazione si sfrutta lo spazio che si crea tra i muscoli divaricandoli. Com’è facile intuire questa tecnica presenta numerosi vantaggi, ma anche alcune criticità come vedremo in seguito.
Innanzitutto il taglio cutaneo è più piccolo e di conseguenza l’impatto estetico della cicatrice. Una variante detta tecnica “bikini” prevede il taglio in diagonale sull’inguine in modo da far risultare la cicatrice perfettamente invisibile indossando gli slip. Ma i vantaggi principali riguardano gli aspetti non visibili ad occhio nudo: la mancata sezione dei muscoli garantisce minori perdite ematiche, rende quasi nullo il rischio di lussazione della protesi e assicura un recupero post chirurgico molto più rapido.
A differenza delle vie laterale e postero-laterale, nelle quali il paziente è posizionato sul fianco, durante l’intervento di questo tipo il paziente è supino: questo rende questa tecnica preferibile in caso di intervento bilaterale perché necessita della creazione di un solo campo chirurgico rendendo anche più agevole la valutazione della metria.
Sì o no?
L’intervento per via anteriore è dunque molto vantaggioso, ma le indicazioni sono limitate ad alcuni tipi di pazienti. Si tratta di una tecnica sconsigliata nei casi di pazienti obesi o con massa muscolare particolarmente sviluppata e impossibile da utilizzare in caso di gravi anomalie morfologiche dell’articolazione. La scelta della tecnica chirurgica più adatta sarà compiuta dal chirurgo considerando le condizioni fisiche e cliniche del paziente, le sue richieste funzionali, le condizioni dell’articolazione. Il mio consiglio è sempre quello di affidarsi a un ortopedico esperto in chirurgia protesica.